Ma quanti di voi sanno che ad inventarlo fu un chimico? Nel 1965 l’ingegnere chimico americano Sherman Poppen decise di costruire un nuovo gioco per far divertire le figlie durante l’inverno: unì due sci e vi incollò sopra una tavola sulla quale stare in equilibrio, come surfiste. Il nuovo “attrezzo” fu battezzato snurfer (da “snow”, neve, e “surfer”, surfista) e divenne ben presto così popolare che Poppen decise di farlo brevettare.
I primi prototipi di snurfer erano costruiti in legno, dotati di appositi fermapiedi e di una corda che permetteva di mantenersi in equilibrio come surfisti.
In poco tempo vennero apportate importanti modifiche alla struttura dello snurfer: materiali sempre più sofisticati e lamine ed attacchi sempre più affidabili e tecnologicamente avanzati, che contribuirono alla diffusione di questo attrezzo in tutto il mondo.
Lo snowboard che conosciamo noi oggi però iniziò a svilupparsi a metà degli anni ’80, grazie anche all’apporto della chimica. Il nucleo centrale della tavola è costituito da un’anima in legno; sulla parte superiore vengono pressati due strati in fibra di vetro per garantire rigidità e capacità di torsione; sul perimetro della tavola ci sono i fianchetti che proteggono dagli urti e sono in ABS, mentre la soletta è realizzata in P-Tex, entrambi materiali plastici. Le tavole vengono personalizzate con grafiche e disegni particolari, realizzate con inchiostri e vernici coloratissimi.
In pochi decenni questo sport ha coinvolto milioni di persone, ma la sua evoluzione è ancora in atto. E adesso…tutti in pista!
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