Di banane, purtroppo, si parla ormai da tempo per un altro motivo: il rischio di estinzione.
Delle migliaia di varietà che ormai sopravvivono solo in alcune parti del mondo, nei nostri supermercati si trova oggi un’unica banana, la cosiddetta Cavendish, che deve il suo nome al duca del Devonshire William George Spencer Cavendish, aristocratico inglese appassionato di botanica che propagò per la prima volta questa varietà nel 1834.
Perché proprio la Cavendish? Perchè è sostanzialmente l’unica banana dal sapore gradevole che può essere trasportata attraverso gli oceani senza che la buccia si ammacchi o che il frutto maturi troppo presto.
Purtroppo però questa varietà potrebbe estinguersi in pochi anni a causa della malattia di Panama, dovuta a un fungo letale per le piante di banana che si diffonde molto velocemente attraverso la contaminazione di terra e acqua.
A peggiorare la situazione c’è il fatto che ogni pianta di Cavendish è un clone sterile di tutte le altre piante di Cavendish. Questo significa che tutte le piante coltivate oggi al mondo, dalla Costa Rica all’Australia, sono identiche sotto il profilo genetico e hanno quindi lo stesso sistema immunitario. Basta un’unica malattia infettiva per mettere a rischio tutte le piante.
I ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando per cercare di trovare una soluzione al problema. Le biotecnologie possono dare un contributo importante alla loro salvezza: gli scienziati preparano le “colture cellulari”, per cui le cellule della pianta vengono fatte crescere in laboratorio, fatte replicare, stimolate a diventare embrioni e quindi lasciate trasformare in germogli. Ad oggi, l’intervento genetico mirato sul genoma della Cavendish è la via più promettente per salvarla dall’estinzione.
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